Un altro giorno con il mio corpo.
Manifesto realizzato nel 2024 per una campagna di comunicazione in occasione della Giornata Mondiale contro i Disturbi Alimentari. Il manifesto si ispira alla storia di una giovane ragazza intrappolata in catene, metafora visiva della sua lotta interiore. Le catene sono rappresentate da un filo lilla, colore simbolo della campagna, che esprime la sofferenza vissuta nel tentativo di liberarsi dal disturbo. Allo stesso tempo, il filo lilla richiama un messaggio di consapevolezza e speranza verso il percorso di guarigione.
Sound of a war
Come designer, abbiamo il dovere etico di impiegare la comunicazione visiva per condannare e ripudiare ogni forma di conflitto. In questo manifesto, il lettering diventa paesaggio e metafora: si svuota di colore, si tinge di grigio, assume le tonalità cupe del sangue e della distruzione. La lettera "f" si trasforma in un aereo che sgancia un missile sulla vicina "A", che si deforma sotto l’impatto. Le altre lettere, intatte ma distanti, osservano in silenzio, testimoni immobili di una tragedia che non può più essere ignorata.
Rompere il ghiaccio
Il concept esplora il gesto del toccarsi attraverso la rappresentazione di tre mani, mettendo in luce la complessità emotiva e sensoriale che questo semplice atto può evocare. Contatto, tensione, empatia e vulnerabilità si intrecciano in un’immagine dal tono intimo e fortemente evocativo, in cui il linguaggio del corpo suggerisce una dimensione anche erotica, ma mai esplicita, lasciando spazio all’interpretazione dello spettatore.
Resistiamo!
Manifesto realizzato in risposta alla repressione del corteo studentesco pro Palestina del 23 febbraio 2024. L’opera denuncia con forza l’atto violento compiuto dalle forze dell’ordine, che hanno risposto con manganellate alla voce pacifica degli studenti. Il manifesto raffigura uno studente che resiste, simbolo di una generazione che non si piega. Il gesto visivo e il messaggio sono inequivocabili: “Non ci lasceremo reprimere.”
Concept per mostra Persone
Il progetto è un concept sviluppato durante il terzo anno all'Isia Roma Design per lo sviluppo dell'identità visiva per una mostra collettiva organizzata al Magazzino delle idee di Trieste. L’utilizzo si sette tipologie di font, uno per ogni singola lettera, vuole rappresentare la diversità di pensieri e stili all’interno del mondo del design.
Error
Manifesto realizzato nel 2025 per una campagna di comunicazione in occasione della Giornata Mondiale contro i Disturbi Alimentari. Uno degli aspetti più complessi di questo disturbo è il rapporto conflittuale con il proprio peso corporeo. L’immagine del manifesto richiama i valori tonali della campagna del 2024 e raffigura una bilancia su cui compare la scritta “errpe”, simbolo di distorsione e confusione nell’autopercezione.
Il giornale stampato può salvarsi!
Grafica realizzata per Journal+.
I numeri parlano chiaro: i giornali stampati stanno scomparendo sempre di più. Con l’avvento del digitale, i lettori si sono progressivamente spostati verso la lettura delle notizie online, abbandonando il formato tradizionale; non c’è stato un ricambio generazionale di lettori della carta stampata, e la colpa non è dei social network, ma dell’incapacità di molte testate di adattarsi ai cambiamenti culturali e tecnologici, rimanendo ancorate a un linguaggio superato, invece di evolversi e adattarsi a un pubblico con esigenze diverse.
Bisogna privilegiare la qualità rispetto alla quantità, proponendo contenuti esclusivi e curati nei minimi dettagli!
L’auspicio per il nuovo futuro è che i giornali stampati possano tornare a essere un simbolo culturale e non solo un veicolo d’informazione in via d’estinzione.
Journal+
Realizzazione del quarto di copertina per Journal+, pubblicazione dell’ISIA di Firenze dedicata all’esplorazione del giornalismo contemporaneo attraverso progetti grafici e approfondimenti.
Urla: Emancipate yourself from mental slavery
Il manifesto vuole racontare l'zione dell'urlare come forma di emancipazione, dove i pensieri prendono forma: L’urlo di ribellione è un’azione nobile, che mette l’oppresso al centro dell’attenzione, è un segnale di pericolo che necessita di un intervento.